96 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
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Vorrei, dunque, invitare tutte le persone di buona volontà a riscoprire
il potere della misericordia di sanare le relazioni lacerate e di riportare la
pace e l'armonia tra le famiglie e nelle comunità. Tutti sappiamo in che
modo vecchie ferite e risentimenti trascinati possono intrappolare le per-
sone e impedire loro di comunicare e di riconciliarsi. E questo vale anche
per i rapporti tra i popoli. In tutti questi casi la misericordia è capace di
attivare un nuovo modo di parlare e di dialogare, come ha così eloquente-
mente espresso Shakespeare: « La misericordia non è un obbligo. Scende dal
cielo come il refrigerio della pioggia sulla terra. È una doppia benedizione:
benedice chi la dà e chi la riceve » ( Il mercante di Venezia, Atto IV, Scena I).
È auspicabile che anche il linguaggio della politica e della diplomazia
si lasci ispirare dalla misericordia, che nulla dà mai per perduto. Faccio
appello soprattutto a quanti hanno responsabilità istituzionali, politiche e
nel formare l'opinione pubblica, affinché siano sempre vigilanti sul modo
di esprimersi nei riguardi di chi pensa o agisce diversamente, e anche di
chi può avere sbagliato. È facile cedere alla tentazione di sfruttare simili
situazioni e alimentare così le fiamme della sfiducia, della paura, dell'odio.
Ci vuole invece coraggio per orientare le persone verso processi di riconci-
liazione, ed è proprio tale audacia positiva e creativa che offre vere soluzioni
ad antichi conflitti e l'opportunità di realizzare una pace duratura. « Beati
i misericordiosi, perché troveranno misericordia [...] Beati gli operatori di
pace, perché saranno chiamati figli di Dio » ( Mt 5, 7.9).
Come vorrei che il nostro modo di comunicare, e anche il nostro servizio
di pastori nella Chiesa, non esprimessero mai l'orgoglio superbo del trionfo
su un nemico, né umiliassero coloro che la mentalità del mondo considera
perdenti e da scartare! La misericordia può aiutare a mitigare le avversità
della vita e offrire calore a quanti hanno conosciuto solo la freddezza del
giudizio. Lo stile della nostra comunicazione sia tale da superare la logica
che separa nettamente i peccatori dai giusti. Noi possiamo e dobbiamo
giudicare situazioni di peccato - violenza, corruzione, sfruttamento, ecc.
- ma non possiamo giudicare le persone, perché solo Dio può leggere in
profondità nel loro cuore. È nostro compito ammonire chi sbaglia, denun-
ciando la cattiveria e l'ingiustizia di certi comportamenti, al fine di liberare
le vittime e sollevare chi è caduto. Il Vangelo di Giovanni ci ricorda che « la
verità vi farà liberi » ( Gv 8, 32). Questa verità è, in definitiva, Cristo stesso,
la cui mite misericordia è la misura della nostra maniera di annunciare la