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Nel Sinodo lo sguardo si è poi allargato sull'intero Medio Oriente, dove
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Congregatio de Causis Sanctorum 67
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Congregatio de Causis Sanctorum 69
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Congregatio pro Gentium Evangelizatione 73
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Congregatio pro Gentium Evangelizatione 75
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Acta Benedicti Pp. XVI 29
persone erano, e che specie di stella era quella? Essi erano probabilmente dei
sapienti che scrutavano il cielo, ma non per cercare di « leggere » negli astri il
futuro, eventualmente per ricavarne un guadagno; erano piuttosto uomini
« in ricerca » di qualcosa di più, in ricerca della vera luce, che sia in grado di
indicare la strada da percorrere nella vita. Erano persone certe che nella
creazione esiste quella che potremmo definire la « firma » di Dio, una firma
che l'uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare. Forse il modo per
conoscere meglio questi Magi e cogliere il loro desiderio di lasciarsi guidare
dai segni di Dio è soffermarci a considerare ciò che essi trovano, nel loro
cammino, nella grande città di Gerusalemme.
Anzitutto incontrarono il re Erode. Certamente egli era interessato al
bambino di cui parlavano i Magi; non però allo scopo di adorarlo, come vuole
far intendere mentendo, ma per sopprimerlo. Erode è un uomo di potere, che
nell'altro riesce a vedere solo un rivale da combattere. In fondo, se riflettiamo
bene, anche Dio gli sembra un rivale, anzi, un rivale particolarmente perico-
loso, che vorrebbe privare gli uomini del loro spazio vitale, della loro auto-
nomia, del loro potere; un rivale che indica la strada da percorrere nella vita e
impedisce, cosı̀, di fare tutto ciò che si vuole. Erode ascolta dai suoi esperti
delle Sacre Scritture le parole del profeta Michea,3 ma il suo unico pensiero è il
trono. Allora Dio stesso deve essere offuscato e le persone devono ridursi ad
essere semplici pedine da muovere nella grande scacchiera del potere. Erode è
un personaggio che non ci è simpatico e che istintivamente giudichiamo in
modo negativo per la sua brutalità. Ma dovremmo chiederci: forse c'è qual-
cosa di Erode anche in noi? Forse anche noi, a volte, vediamo Dio come una
sorta di rivale? Forse anche noi siamo ciechi davanti ai suoi segni, sordi alle
sue parole, perché pensiamo che ponga limiti alla nostra vita e non ci per-
metta di disporre dell'esistenza a nostro piacimento? Cari fratelli e sorelle,
quando vediamo Dio in questo modo finiamo per sentirci insoddisfatti e
scontenti, perché non ci lasciamo guidare da Colui che sta a fondamento di
tutte le cose. Dobbiamo togliere dalla nostra mente e dal nostro cuore l'idea
della rivalità, l'idea che dare spazio a Dio sia un limite per noi stessi; dobbia-
mo aprirci alla certezza che Dio è l'amore onnipotente che non toglie nulla,
non minaccia, anzi, è l'Unico capace di offrirci la possibilità di vivere in
pienezza, di provare la vera gioia.
3 5, 1.