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Nel Sinodo lo sguardo si è poi allargato sull'intero Medio Oriente, dove
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Congregatio pro Gentium Evangelizatione 73
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I Magi poi incontrano gli studiosi, i teologi, gli esperti che sanno tutto
sulle Sacre Scritture, che ne conoscono le possibili interpretazioni, che sono
capaci di citarne a memoria ogni passo e che quindi sono un prezioso aiuto per
chi vuole percorrere la via di Dio. Ma, afferma sant'Agostino, essi amano
essere guide per gli altri, indicano la strada, ma non camminano, rimangono
immobili. Per loro le Scritture diventano una specie di atlante da leggere con
curiosità, un insieme di parole e di concetti da esaminare e su cui discutere
dottamente. Ma nuovamente possiamo domandarci: non c'è anche in noi la
tentazione di ritenere le Sacre Scritture, questo tesoro ricchissimo e vitale per
la fede della Chiesa, più come un oggetto per lo studio e la discussione degli
specialisti, che come il Libro che ci indica la via per giungere alla vita? Penso
che, come ho indicato nell'Esortazione apostolica Verbum Domini, dovrebbe
nascere sempre di nuovo in noi la disposizione profonda a vedere la parola
della Bibbia, letta nella Tradizione viva della Chiesa,4 come la verità che ci
dice che cosa è l'uomo e come può realizzarsi pienamente, la verità che è la via
da percorrere quotidianamente, insieme agli altri, se vogliamo costruire la
nostra esistenza sulla roccia e non sulla sabbia.
E veniamo cosı̀ alla stella. Che tipo di stella era quella che i Magi hanno
visto e seguito? Lungo i secoli questa domanda è stata oggetto di discussione
tra gli astronomi. Keplero, ad esempio, riteneva che si trattasse di una « no-
va » o una « supernova », cioè di una di quelle stelle che normalmente emanano
una luce debole, ma che possono avere improvvisamente una violenta esplo-
sione interna che produce una luce eccezionale. Certo, cose interessanti, ma
che non ci guidano a ciò che è essenziale per capire quella stella. Dobbiamo
riandare al fatto che quegli uomini cercavano le tracce di Dio; cercavano di
leggere la sua « firma » nella creazione; sapevano che « i cieli narrano la gloria
di Dio »; 5 erano certi, cioè che Dio può essere intravisto nel creato. Ma, da
uomini saggi, sapevano pure che non è con un telescopio qualsiasi, ma con gli
occhi profondi della ragione alla ricerca del senso ultimo della realtà e con il
desiderio di Dio mosso dalla fede, che è possibile incontrarlo, anzi si rende
possibile che Dio si avvicini a noi. L'universo non è il risultato del caso, come
alcuni vogliono farci credere. Contemplandolo, siamo invitati a leggervi qual-
cosa di profondo: la sapienza del Creatore, l'inesauribile fantasia di Dio, il suo
infinito amore per noi. Non dovremmo lasciarci limitare la mente da teorie
che arrivano sempre solo fino a un certo punto e che - se guardiamo bene -
4 N. 18. 5 Sal 19, 2.