ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Nel Sinodo lo sguardo si è poi allargato sull'intero Medio Oriente, dove

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 Acta Benedicti Pp. XVI 47

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 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale54

 Acta Benedicti Pp. XVI 55

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale56

 Acta Benedicti Pp. XVI 57

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale58

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 Acta Benedicti Pp. XVI 61

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale62

 Acta Benedicti Pp. XVI 63

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale64

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 Congregatio de Causis Sanctorum 67

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale68

 Congregatio de Causis Sanctorum 69

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale70

 Congregatio pro Episcopis 71

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale72

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 73

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale74

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 75

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale76

 Diarium Romanae Curiae 77

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale78

 Diarium Romanae Curiae 79

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 Diarium Romanae Curiae 81

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale82

 Diarium Romanae Curiae 83

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale84

 Diarium Romanae Curiae 85

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Acta Benedicti Pp. XVI 43

riflettere su quanto scrive san Pietro: « dalle sue piaghe siete stati guariti ».3 Il

Figlio di Dio ha sofferto, è morto, ma è risorto, e proprio per questo quelle

piaghe diventano il segno della nostra redenzione, del perdono e della ricon-

ciliazione con il Padre; diventano, però, anche un banco di prova per la fede

dei discepoli e per la nostra fede: ogni volta che il Signore parla della sua

passione e morte, essi non comprendono, rifiutano, si oppongono. Per loro,

come per noi, la sofferenza rimane sempre carica di mistero, difficile da

accettare e da portare. I due discepoli di Emmaus camminano tristi per gli

avvenimenti accaduti in quei giorni a Gerusalemme, e solo quando il Risorto

percorre la strada con loro, si aprono ad una visione nuova.4 Anche l'apostolo

Tommaso mostra la fatica di credere alla via della passione redentrice: « Se

non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno

dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo ».5 Ma di

fronte a Cristo che mostra le sue piaghe, la sua risposta si trasforma in una

commovente professione di fede: «Mio Signore e mio Dio! ».6 Ciò che prima era

un ostacolo insormontabile, perché segno dell'apparente fallimento di Gesù,

diventa, nell'incontro con il Risorto, la prova di un amore vittorioso: « Solo

un Dio che ci ama fino a prendere su di sé le nostre ferite e il nostro dolore,

soprattutto quello innocente, è degno di fede ».7

2. Cari ammalati e sofferenti, è proprio attraverso le piaghe del Cristo che

noi possiamo vedere, con occhi di speranza, tutti i mali che affliggono l'uma-

nità. Risorgendo, il Signore non ha tolto la sofferenza e il male dal mondo, ma

li ha vinti alla radice. Alla prepotenza del Male ha opposto l'onnipotenza del

suo Amore. Ci ha indicato, allora, che la via della pace e della gioia è l'Amore:

« Come io ho amato voi, cosı̀ amatevi anche voi gli uni gli altri ».8 Cristo,

vincitore della morte, è vivo in mezzo a noi. E mentre con san Tommaso

diciamo anche noi: «Mio Signore e mio Dio! », seguiamo il nostro Maestro nella

disponibilità a spendere la vita per i nostri fratelli,9 diventando messaggeri di

una gioia che non teme il dolore, la gioia della Risurrezione.

3 1 Pt 2, 24. 4 Cfr. Lc 24, 13-31. 5 Gv 20, 25. 6 Gv 20, 28. 7 Messaggio Urbi et Orbi, Pasqua 2007. 8 Gv 13, 34. 9 Cfr. 1 Gv 3, 16.