ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Nel Sinodo lo sguardo si è poi allargato sull'intero Medio Oriente, dove

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 Acta Benedicti Pp. XVI 47

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale48

 Acta Benedicti Pp. XVI 49

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 Acta Benedicti Pp. XVI 51

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale52

 Acta Benedicti Pp. XVI 53

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale54

 Acta Benedicti Pp. XVI 55

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale56

 Acta Benedicti Pp. XVI 57

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale58

 Acta Benedicti Pp. XVI 59

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale60

 Acta Benedicti Pp. XVI 61

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale62

 Acta Benedicti Pp. XVI 63

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale64

 Acta Benedicti Pp. XVI 65

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale66

 Congregatio de Causis Sanctorum 67

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale68

 Congregatio de Causis Sanctorum 69

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale70

 Congregatio pro Episcopis 71

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale72

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 73

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale74

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 75

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale76

 Diarium Romanae Curiae 77

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale78

 Diarium Romanae Curiae 79

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale80

 Diarium Romanae Curiae 81

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale82

 Diarium Romanae Curiae 83

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale84

 Diarium Romanae Curiae 85

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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale40

sione soggettiva, l'individuo, costituisce l'ultima istanza della decisione. Il

mondo viene diviso negli ambiti dell'oggettivo e del soggettivo. All'oggettivo

appartengono le cose che si possono calcolare e verificare mediante l'esperi-

mento. La religione e la morale sono sottratte a questi metodi e perciò sono

considerate come ambito del soggettivo. Qui non esisterebbero, in ultima

analisi, dei criteri oggettivi. L'ultima istanza che qui può decidere sarebbe

pertanto solo il soggetto, e con la parola « coscienza » si esprime, appunto,

questo: in questo ambito può decidere solo il singolo, l'individuo con le sue

intuizioni ed esperienze. La concezione che Newman ha della coscienza è

diametralmente opposta. Per lui « coscienza » significa la capacità di verità

dell'uomo: la capacità di riconoscere proprio negli ambiti decisivi della sua

esistenza - religione e morale - una verità, la verità. La coscienza, la

capacità dell'uomo di riconoscere la verità, gli impone con ciò, al tempo

stesso, il dovere di incamminarsi verso la verità, di cercarla e di sottomettersi

ad essa laddove la incontra. Coscienza è capacità di verità e obbedienza nei

confronti della verità, che si mostra all'uomo che cerca col cuore aperto. Il

cammino delle conversioni di Newman è un cammino della coscienza - un

cammino non della soggettività che si afferma, ma, proprio al contrario,

dell'obbedienza verso la verità che passo passo si apriva a lui. La sua terza

conversione, quella al Cattolicesimo, esigeva da lui di abbandonare quasi

tutto ciò che gli era caro e prezioso: i suoi averi e la sua professione, il suo

grado accademico, i legami familiari e molti amici. La rinuncia che l'obbe-

dienza verso la verità, la sua coscienza, gli chiedeva, andava ancora oltre.

Newman era sempre stato consapevole di avere una missione per l'Inghilter-

ra. Ma nella teologia cattolica del suo tempo, la sua voce a stento poteva

essere udita. Era troppo aliena rispetto alla forma dominante del pensiero

teologico e anche della pietà. Nel gennaio del 1863 scrisse nel suo diario

queste frasi sconvolgenti: « Come protestante, la mia religione mi sembrava

misera, non però la mia vita. E ora, da cattolico, la mia vita è misera, non

però la mia religione ». Non era ancora arrivata l'ora della sua efficacia.

Nell'umiltà e nel buio dell'obbedienza, egli dovette aspettare fino a che il

suo messaggio fosse utilizzato e compreso. Per poter asserire l'identità tra il

concetto che Newman aveva della coscienza e la moderna comprensione sog-

gettiva della coscienza, si ama far riferimento alla sua parola secondo cui egli

- nel caso avesse dovuto fare un brindisi - avrebbe brindato prima alla

coscienza e poi al Papa. Ma in questa affermazione, « coscienza » non significa

l'ultima obbligatorietà dell'intuizione soggettiva. È espressione dell'accessi-