An. et vol. CIV 5 Octobris 2012 N. 10
Index huius fasciculi (An. CIV, N. 10 - 5 Octobris 2012)
LIBRERIA EDITRICE VATICANA 00120 CITTÀ DEL VATICANO
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale756
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Congregatio de Causis Sanctorum 837
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Congregatio de Causis Sanctorum 839
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Congregatio de Causis Sanctorum 841
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Naturalmente, dalla storia delle rivoluzioni, sappiamo che il grido della liber-
tà, cosı̀ importante e positivo, è sempre in pericolo di dimenticare un aspetto,
una dimensione fondamentale della libertà, cioè la tolleranza dell'altro; il
fatto che la libertà umana è sempre una libertà condivisa, che solo nella
condivisione, nella solidarietà, nel vivere insieme, con determinate regole,
può crescere. Questo è sempre il pericolo, cosı̀ è anche il pericolo in questo
caso. Dobbiamo fare tutti il possibile perché il concetto di libertà, il desiderio
di libertà vada nella giusta direzione, non dimentichi la tolleranza, l'insieme,
la riconciliazione, come parte fondamentale della libertà. Cosı̀ anche la rin-
novata identità araba implica - penso - pure il rinnovamento dell'insieme
secolare e millenario di cristiani e arabi, che proprio insieme, nella tolleranza
di maggioranza e minoranza, hanno costruito queste terre e non possono non
vivere insieme. Perciò penso sia importante vedere l'elemento positivo in
questi movimenti e fare la nostra parte perché la libertà sia concepita in
modo giusto e risponda a maggior dialogo e non al dominio di uno contro
gli altri.
Domanda: Santo Padre, in Siria, come tempo fa in Iraq, molti cristiani si
sentono costretti a lasciare a malincuore il loro Paese. Che cosa intende fare
o dire la Chiesa cattolica per aiutare in questa situazione, per arginare la
scomparsa dei cristiani in Siria e in altri Paesi mediorientali?
Santo Padre: Devo dire innanzi tutto che non solo cristiani fuggono, ma
anche musulmani. Naturalmente il pericolo che i cristiani si allontanino e
perdano la loro presenza in queste terre è grande e noi dobbiamo fare il
possibile per aiutarli a rimanere. L'aiuto essenziale sarebbe la cessazione della
guerra, della violenza: questa crea la fuga. Quindi, il primo atto è fare tutto il
possibile perché finisca la violenza e sia realmente creata una possibilità di
rimanere insieme anche in futuro. Che cosa possiamo fare contro la guerra?
Diciamo, naturalmente, sempre diffondere il messaggio della pace, chiarire
che la violenza non risolve mai un problema e rafforzare le forze della pace.
Importante qui è il lavoro dei giornalisti, che possono aiutare molto per
mostrare come la violenza distrugge, non costruisce, non è utile per nessuno.
Poi direi forse gesti della cristianità, giornate di preghiera per il Medio Orien-
te, per i cristiani e i musulmani, mostrare possibilità di dialogo e di soluzioni.
Direi anche che deve finalmente cessare l'importazione di armi: perché senza
l'importazione di armi la guerra non potrebbe continuare. Invece di impor-