Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale986
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1036
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1038
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1040
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1042
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1044
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1046
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1048
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1050
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1052
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1054
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1056
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1058
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1060
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1062
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1064
Congregatio de Causis Sanctorum 1065
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1066
Congregatio de Causis Sanctorum 1067
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1068
Congregatio pro Episcopis 1069
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1070
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1022
II
In eucharistica celebratione cum sodalibus Commissionis Theologicae Inter-
nationalis.*
Cari fratelli e sorelle,
le parole del Signore, che abbiamo ascoltato poc'anzi nel brano evangeli-
co, sono un sfida per noi teologi, o forse, per meglio dire, un invito a un esame
di coscienza: che cosa è la teologia? che cosa siamo noi teologi? come fare bene
teologia? Abbiamo sentito che il Signore loda il Padre perché ha nascosto il
grande mistero del Figlio, il mistero trinitario, il mistero cristologico, davanti
ai sapienti, ai dotti - essi non l'hanno conosciuto -, ma lo ha rivelato ai
piccoli, ai nèpioi, a quelli che non sono dotti, che non hanno una grande
cultura. A loro è stato rivelato questo grande mistero.
Con queste parole il Signore descrive semplicemente un fatto della sua
vita; un fatto che inizia già ai tempi della sua nascita, quando i Magi del-
l'Oriente chiedono ai competenti, agli scribi, agli esegeti il luogo della nascita
del Salvatore, del Re d'Israele. Gli scribi lo sanno perché sono grandi specia-
listi; possono dire subito dove nasce il Messia: a Betlemme! Ma non si sentono
invitati ad andare: per loro rimane una conoscenza accademica, che non tocca
la loro vita; rimangono fuori. Possono dare informazioni, ma l'informazione
non diventa formazione della propria vita.
Poi, durante tutta la vita pubblica del Signore troviamo la stessa cosa. È
inaccessibile per i dotti comprendere che questo uomo non dotto, galileo,
possa essere realmente il Figlio di Dio. Rimane inaccettabile per loro che
Dio, il grande, l'unico, il Dio del cielo e della terra, possa essere presente in
questo uomo. Sanno tutto, conoscono anche Isaia 53, tutte le grandi profezie,
ma il mistero rimane nascosto. Viene invece rivelato ai piccoli, iniziando dalla
Madonna fino ai pescatori del lago di Galilea. Essi conoscono, come pure il
capitano romano sotto la croce conosce: questi è il Figlio di Dio.
I fatti essenziali della vita di Gesù non appartengono solo al passato, ma
sono presenti, in modi diversi, in tutte le generazioni. E cosı̀ anche nel nostro
tempo, negli ultimi duecento anni, osserviamo la stessa cosa. Ci sono grandi
dotti, grandi specialisti, grandi teologi, maestri della fede, che ci hanno inse-
gnato molte cose. Sono penetrati nei dettagli della Sacra Scrittura, della
* Die 1 Decembris 2009.