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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1042
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1046
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1048
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1050
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1052
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1054
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1056
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1058
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1060
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1062
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1064
Congregatio de Causis Sanctorum 1065
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1066
Congregatio de Causis Sanctorum 1067
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1068
Congregatio pro Episcopis 1069
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1070
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1026
Mi piacerebbe, in questa sede, approfondire i diversi aspetti della sua
personalità; limiterò però le mie considerazioni a un solo tratto del suo inse-
gnamento, che mi pare di grande attualità e in sintonia con la motivazione
del Premio di quest'anno, e cioè la sua capacità educativa. Viviamo in tempi
nei quali si avverte una vera « emergenza educativa ». Formare le giovani
generazioni, dalle quali dipende il futuro, non è mai stato facile, ma in questo
nostro tempo sembra diventato ancor più complesso. Lo sanno bene i geni-
tori, gli insegnanti, i sacerdoti e coloro che rivestono dirette responsabilità
educative. Si vanno diffondendo un'atmosfera, una mentalità e una forma di
cultura che portano a dubitare del valore della persona, del significato della
verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita. Eppure si avverte
con forza una diffusa sete di certezze e di valori. Occorre allora trasmettere
alle future generazioni qualcosa di valido, delle regole solide di comportamen-
to, indicare alti obiettivi verso i quali orientare con decisione la propria
esistenza. Aumenta la domanda di un'educazione capace di farsi carico delle
attese della gioventù; un'educazione che sia innanzitutto testimonianza e, per
l'educatore cristiano, testimonianza di fede.
Mi viene in mente, in proposito, questa incisiva frase programmatica di
Giovanni Battista Montini scritta nel 1931: « Voglio che la mia vita sia una
testimonianza alla verità... Intendo per testimonianza la custodia, la ricerca,
la professione della verità ».1 Tale testimonianza - annotava Montini nel
1933 - è resa impellente dalla costatazione che « nel campo profano, gli
uomini di pensiero, anche e forse specialmente in Italia, non pensano nulla
di Cristo. Egli è un ignoto, un dimenticato, un assente, in gran parte della
cultura contemporanea ».2 L'educatore Montini, studente e sacerdote, Vesco-
vo e Papa, avvertı̀ sempre la necessità di una presenza cristiana qualificata
nel mondo della cultura, dell'arte e del sociale, una presenza radicata nella
verità di Cristo, e, al tempo stesso, attenta all'uomo e alle sue esigenze vitali.
Ecco perché l'attenzione al problema educativo, la formazione dei giova-
ni, costituisce una costante nel pensiero e nell'azione di Montini, attenzione
che gli deriva anche dall'ambiente familiare. Egli è nato in una famiglia
appartenente al cattolicesimo bresciano dell'epoca, impegnato e fervente in
opere, ed è cresciuto alla scuola del padre Giorgio, protagonista di importanti
battaglie per l'affermazione della libertà dei cattolici nell'educazione. In uno
dei primi scritti dedicato alla scuola italiana, Giovanni Battista Montini
1 Spiritus veritatis, in Colloqui religiosi, Brescia 1981, p. 81. 2 Introduzione allo studio di Cristo, Roma 1933, p. 23.