ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 1049

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 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1052

 Acta Benedicti Pp. XVI 1053

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1054

 Acta Benedicti Pp. XVI 1055

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1056

 Acta Benedicti Pp. XVI 1057

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1058

 Acta Benedicti Pp. XVI 1059

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1060

 Acta Benedicti Pp. XVI 1061

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1062

 Acta Benedicti Pp. XVI 1063

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1064

 Congregatio de Causis Sanctorum 1065

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1066

 Congregatio de Causis Sanctorum 1067

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1068

 Congregatio pro Episcopis 1069

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1070

 Diarium Romanae Curiae 1071

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1072

 Diarium Romanae Curiae 1073

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1074

Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1028

conoscenza che in quello dell'azione, come il soggettivismo, l'individualismo e

l'affermazione illimitata del soggetto. Allo stesso tempo, però, riteneva ne-

cessario il dialogo a partire sempre da una solida formazione dottrinale, il cui

principio unificante era la fede in Cristo; una « coscienza » cristiana matura,

dunque, capace di confronto con tutti, senza però cedere alle mode del tempo.

Da Pontefice, ai Rettori e Presidi delle Università della Compagnia di Gesù

ebbe a dire che « il mimetismo dottrinale e morale non è certo conforme allo

spirito del Vangelo ». «Del resto coloro che non condividono le posizioni della

Chiesa - aggiunse - chiedono a noi estrema chiarezza di posizioni, per poter

stabilire un dialogo costruttivo e leale ». E pertanto il pluralismo culturale e il

rispetto non debbono far «mai perdere di vista al cristiano il suo dovere di

servire la verità nella carità, di seguire quella verità di Cristo che, sola, dà la

vera libertà ».6

Per Papa Montini il giovane va educato a giudicare l'ambiente in cui vive

e opera, a considerarsi come persona e non numero nella massa: in una parola,

va aiutato ad avere un « pensiero forte » capace di un « agire forte », evitando

il pericolo, che talora si corre, di anteporre l'azione al pensiero e di fare

dell'esperienza la sorgente della verità. Ebbe ad affermare in proposito:

« L'azione non può essere luce a se stessa. Se non si vuole curvare l'uomo a

pensare come egli agisce, bisogna educarlo ad agire com'egli pensa. Anche nel

mondo cristiano, dove l'amore, la carità hanno importanza suprema, decisi-

va, non si può prescindere dal lume della verità, che all'amore presenta i suoi

fini e i suoi motivi ».7

Cari amici, gli anni della FUCI, difficili per il contesto politico dell'Italia,

ma entusiasmanti per quei giovani che riconobbero nel Servo di Dio una

guida e un educatore, rimasero impressi nella personalità di Paolo VI. In

lui, Arcivescovo di Milano e poi Successore dell'apostolo Pietro, mai vennero

meno l'anelito e la preoccupazione per il tema dell'educazione. Lo attestano i

numerosi suoi interventi dedicati alle nuove generazioni, in momenti burra-

scosi e travagliati, come il Sessantotto. Con coraggio, indicò la strada del-

l'incontro con Cristo come esperienza educativa liberante e unica vera rispo-

sta ai desideri e alle aspirazioni dei giovani, divenuti vittime dell'ideologia.

« Voi, giovani d'oggi - egli ripeteva -, siete talora ammaliati da un confor-

mismo, che può diventare abituale, un conformismo che piega inconsciamen-

te la vostra libertà al dominio automatico di correnti esterne di pensiero, di

6 Cfr. Insegnamenti XIII, [1975], 817. 7 Insegnamenti II, [1964], 194.