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soprattutto nelle regioni più disagiate e nei teatri di conflitto. Tali opere
contribuiscono alla pace e danno testimonianza di come si possa concre-
tamente vivere e lavorare insieme, pur appartenendo a popoli, culture e
tradizioni differenti, ogniqualvolta si colloca al centro delle proprie attività
la dignità della persona umana.
Purtroppo, siamo consapevoli di come ancor oggi, l'esperienza religiosa,
anziché aprire agli altri, possa talvolta essere usata a pretesto di chiusu-
re, emarginazioni e violenze. Mi riferisco particolarmente al terrorismo di
matrice fondamentalista, che ha mietuto anche lo scorso anno numerose
vittime in tutto il mondo: in Afghanistan, Bangladesh, Belgio, Burkina Faso,
Egitto, Francia, Germania, Giordania, Iraq, Nigeria, Pakistan, Stati Uniti
d'America, Tunisia e Turchia. Sono gesti vili, che usano i bambini per uc-
cidere, come in Nigeria; prendono di mira chi prega, come nella Cattedrale
copta del Cairo, chi viaggia o lavora, come a Bruxelles, chi passeggia per
le vie della città, come a Nizza e a Berlino, o semplicemente chi festeggia
l'arrivo del nuovo anno, come a Istanbul.
Si tratta di una follia omicida che abusa del nome di Dio per dissemi-
nare morte, nel tentativo di affermare una volontà di dominio e di potere.
Faccio perciò appello a tutte le autorità religiose perché siano unite nel
ribadire con forza che non si può mai uccidere nel nome di Dio. Il terro-
rismo fondamentalista è frutto di una grave miseria spirituale, alla quale
è sovente connessa anche una notevole povertà sociale. Esso potrà essere
pienamente sconfitto solo con il comune contributo dei leader religiosi e di
quelli politici. Ai primi spetta il compito di trasmettere quei valori religiosi
che non ammettono contrapposizione fra il timore di Dio e l'amore per il
prossimo. Ai secondi spetta garantire nello spazio pubblico il diritto alla
libertà religiosa, riconoscendo il contributo positivo e costruttivo che essa
esercita nell'edificazione della società civile, dove non possono essere per-
cepite come contraddittorie l'appartenenza sociale, sancita dal principio di
cittadinanza, e la dimensione spirituale della vita. A chi governa compete,
inoltre, la responsabilità di evitare che si formino quelle condizioni che
divengono terreno fertile per il dilagare dei fondamentalismi. Ciò richiede
adeguate politiche sociali volte a combattere la povertà, che non possono
prescindere da una sincera valorizzazione della famiglia, come luogo pri-
vilegiato della maturazione umana, e da cospicui investimenti in ambito
educativo e culturale.