ACTA APOSTOLICAE SEDIS

 112 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale

 Acta Francisci Pp. 113

 114 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale

 Acta Francisci Pp. 115

 116 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale

 Acta Francisci Pp. 117

 118 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale

 Acta Francisci Pp. 119

 120 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale

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 Acta Francisci Pp. 123

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 Acta Francisci Pp. 127

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 Acta Francisci Pp. 149

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 Acta Francisci Pp. 151

 152 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale

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 158 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale

 Acta Francisci Pp. 159

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 166 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale

 Acta Francisci Pp. 167

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 Congregatio de Causis Sanctorum 169

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 Congregatio de Causis Sanctorum 171

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 Congregatio de Causis Sanctorum 175

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 198 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale

 Congregatio de Causis Sanctorum 199

 200 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale

 Congregatio de Causis Sanctorum 201

 202 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale

 Congregatio pro Episcopis 203

 204 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale

 Diarium Romanae Curiae 205

 206 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale

164 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale

ro del male vengono facilmente spettacolarizzati, si può essere tentati di

anestetizzare la coscienza o di scivolare nella disperazione.

Vorrei dunque offrire un contributo alla ricerca di uno stile comunicativo

aperto e creativo, che non sia mai disposto a concedere al male un ruolo da

protagonista, ma cerchi di mettere in luce le possibili soluzioni, ispirando

un approccio propositivo e responsabile nelle persone a cui si comunica la

notizia. Vorrei invitare tutti a offrire agli uomini e alle donne del nostro

tempo narrazioni contrassegnate dalla logica della "buona notizia".

La buona notizia

La vita dell'uomo non è solo una cronaca asettica di avvenimenti, ma

è storia, una storia che attende di essere raccontata attraverso la scelta

di una chiave interpretativa in grado di selezionare e raccogliere i dati più

importanti. La realtà, in se stessa, non ha un significato univoco. Tutto

dipende dallo sguardo con cui viene colta, dagli "occhiali" con cui scegliamo

di guardarla: cambiando le lenti, anche la realtà appare diversa. Da dove

dunque possiamo partire per leggere la realtà con "occhiali" giusti?

Per noi cristiani, l'occhiale adeguato per decifrare la realtà non può

che essere quello della buona notizia, a partire da la Buona Notizia per

eccellenza: il « Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio » ( Mc 1, 1). Con queste

parole l'evangelista Marco inizia il suo racconto, con l'annuncio della "buona

notizia" che ha a che fare con Gesù, ma più che essere un'informazione su

Gesù, è piuttosto la buona notizia che è Gesù stesso. Leggendo le pagine

del Vangelo si scopre, infatti, che il titolo dell'opera corrisponde al suo

contenuto e, soprattutto, che questo contenuto è la persona stessa di Gesù.

Questa buona notizia che è Gesù stesso non è buona perché priva di

sofferenza, ma perché anche la sofferenza è vissuta in un quadro più am-

pio, parte integrante del suo amore per il Padre e per l'umanità. In Cri-

sto, Dio si è reso solidale con ogni situazione umana, rivelandoci che non

siamo soli perché abbiamo un Padre che mai può dimenticare i suoi figli.

« Non temere, perché io sono con te » ( Is 43, 5): è la parola consolante di

un Dio che da sempre si coinvolge nella storia del suo popolo. Nel suo Fi-

glio amato, questa promessa di Dio - "sono con te" - arriva ad assumere

tutta la nostra debolezza fino a morire della nostra morte. In Lui anche

le tenebre e la morte diventano luogo di comunione con la Luce e la Vita.

Nasce così una speranza, accessibile a chiunque, proprio nel luogo in cui la