Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale906
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale930
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale932
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale934
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale936
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale938
Congregatio pro Doctrina Fidei 939
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale940
Congregatio pro Doctrina Fidei 941
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale942
Congregatio de Causis Sanctorum 943
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale944
Congregatio de Causis Sanctorum 945
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale946
Congregatio de Causis Sanctorum 947
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Congregatio de Causis Sanctorum 949
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Congregatio de Causis Sanctorum 951
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Congregatio de Causis Sanctorum 953
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Congregatio de Causis Sanctorum 955
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Congregatio de Causis Sanctorum 957
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Congregatio de Causis Sanctorum 959
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Congregatio de Causis Sanctorum 961
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Congregatio de Causis Sanctorum 963
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Congregatio de Causis Sanctorum 965
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Congregatio de Causis Sanctorum 967
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Congregatio de Causis Sanctorum 969
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Congregatio de Causis Sanctorum 971
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Congregatio de Causis Sanctorum 973
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Congregatio de Causis Sanctorum 975
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Congregatio de Causis Sanctorum 977
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale924
vivere, il cristianesimo è carità, è amore. Solo cosı̀ diventiamo cristiani: se la
fede si trasforma in carità, se è carità. Possiamo dire che anche lógos e caritas
vanno insieme. Il nostro Dio è, da un parte, lógos, ragione eterna. Ma questa
ragione è anche amore, non è fredda matematica che costruisce l'universo,
non è un demiurgo; questa ragione eterna è fuoco, è carità. In noi stessi
dovrebbe realizzarsi questa unità di ragione e carità, di fede e carità. E cosı̀
trasformati nella carità diventare, come dicono i Padri greci, divinizzati.
Direi che nello sviluppo del mondo abbiamo questo percorso in salita, dalle
prime realtà create fino alla creatura uomo. Ma questa scala non è ancora
finita. L'uomo dovrebbe essere divinizzato e cosı̀ realizzarsi. L'unità della
creatura e del Creatore: questo è il vero sviluppo, arrivare con la grazia di
Dio a questa apertura. La nostra essenza viene trasformata nella carità. Se
parliamo di questo sviluppo pensiamo sempre anche a questa ultima meta,
dove Dio vuole arrivare con noi.
Infine, il prossimo. La carità non è qualcosa di individuale, ma universale
e concreta. Oggi nella Messa abbiamo proclamato la pagina evangelica del
buon samaritano, in cui vediamo la duplice realtà della carità cristiana, che è
universale e concreta. Questo samaritano incontra un ebreo, che quindi sta
oltre i confini della sua tribù e della sua religione. Ma la carità è universale e
perciò questo straniero in tutti i sensi è per lui prossimo. L'universalità apre i
limiti che chiudono il mondo e creano le diversità e i conflitti. Nello stesso
tempo, il fatto che si debba fare qualcosa per l'universalità non è filosofı̀a ma
azione concreta. Dobbiamo tendere a questa unificazione di universalità e
concretezza, dobbiamo aprire realmente questi confini tra tribù, etnie, reli-
gioni all'universalità dell'amore di Dio. E questo non in teoria, ma nei nostri
luoghi di vita, con tutta la concretezza necessaria. Preghiamo il Signore che ci
doni tutto ciò, nella forza dello Spirito Santo. Alla fine l'inno è glorificazione
del Dio trino ed unico e preghiera di conoscere e di credere. Cosı̀ la fine ritorna
all'inizio. Preghiamo affinchè possiamo conoscere, conoscere diventi credere e
credere diventi amare, azione. Preghiamo il Signore affinchè ci doni lo Spirito
Santo, susciti una nuova Pentecoste, ci aiuti a essere i suoi servitori in questa
ora del mondo. Amen.