do la condizione di servo ».1 Grazie all'aiuto di ottimi maestri, si pose sulle
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cano le radici di tante Istituzioni ecclesiastiche e civili, studiano la storia dei
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Acta Benedicti Pp. XVI 659
domanda di essere costantemente ripensata, rivissuta, affinché, come ebbe a
dire il venerato Papa Paolo VI, possa « imprimere la sua inesauribile efficacia
su tutti i giorni della nostra vita mortale ».4
Sempre nell'Esortazione post-sinodale, commentando l'esclamazione del
sacerdote dopo la consacrazione: «Mistero della fede! », osservavo: con queste
parole egli « proclama il mistero celebrato e manifesta il suo stupore di fronte
alla conversione sostanziale del pane e del vino nel corpo e sangue del Signore
Gesù, una realtà che supera ogni comprensione umana ».5 Proprio perché si
tratta di una realtà misteriosa che oltrepassa la nostra comprensione, non
dobbiamo meravigliarci se anche oggi molti fanno fatica ad accettare la
presenza reale di Cristo nell'Eucaristia. Non può essere altrimenti. Fu cosı̀
fin dal giorno in cui, nella sinagoga di Cafarnao, Gesù dichiarò apertamente di
essere venuto per darci in cibo la sua carne e il suo sangue.6 Il linguaggio
apparve « duro » e molti si tirarono indietro. Allora come adesso, l'Eucaristia
resta « segno di contraddizione » e non può non esserlo, perché un Dio che si fa
carne e sacrifica se stesso per la vita del mondo pone in crisi la sapienza degli
uomini. Ma con umile fiducia, la Chiesa fa propria la fede di Pietro e degli
altri Apostoli, e con loro proclama, e proclamiamo noi: « Signore, da chi
andremo? Tu hai parole di vita eterna ».7 Rinnoviamo pure noi questa sera
la professione di fede nel Cristo vivo e presente nell'Eucaristia. Sı̀, « è certezza a
noi cristiani: / si trasforma il pane in carne, / si fa sangue il vino ».
La Sequenza, nel suo punto culminante, ci ha fatto cantare: «Ecce panis
angelorum, / factus cibus viatorum: / vere panis filiorum - Ecco il pane degli
angeli, / pane dei pellegrini, / vero pane dei figli ». E per la grazia del Signore,
noi siamo figli. L'Eucaristia è il cibo riservato a coloro che nel Battesimo sono
stati liberati dalla schiavitù e sono diventati figli; è il cibo che li sostiene nel
lungo cammino dell'esodo attraverso il deserto dell'umana esistenza. Come la
manna per il popolo d'Israele, cosı̀ per ogni generazione cristiana l'Eucaristia
è l'indispensabile nutrimento che la sostiene mentre attraversa il deserto di
questo mondo, inaridito da sistemi ideologici ed economici che non promuo-
vono la vita, ma piuttosto la mortificano; un mondo dove domina la logica
del potere e dell'avere piuttosto che quella del servizio e dell'amore; un mon-
4 Insegnamenti, V [1967], p. 779. 5 N. 6. 6 Cf. Gv 6, 26-58. 7 Gv 6, 68.