do la condizione di servo ».1 Grazie all'aiuto di ottimi maestri, si pose sulle
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cano le radici di tante Istituzioni ecclesiastiche e civili, studiano la storia dei
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zione tutti i suoi figli e le sue fı̀glie e li sostiene in quest'ora di autentico
martirio per il nome di Cristo. Il mio abbraccio è rivolto con eguale intensità
al Rappresentante Pontificio e ai Pastori provenienti da Israele e dalla Pale-
stina, perché lo partecipino ai propri fedeli a rafforzamento della loro provata
speranza. Estendo il mio pensiero cordiale al Nunzio Apostolico e ai cari
Presuli venuti dalla Turchia, lieto come sono di constatare la considerazione
riservata a quella amata comunità ecclesiale nel ricordo del mio viaggio
apostolico.
Cari amici, nella citata visita al dicastero orientale, pensando all'attività
della R.O.A.C.O. cosı̀ mi esprimevo: «Dovrà continuare e anzi crescere quel
movimento di carità che, per mandato del Papa, la Congregazione segue
affinché in modo ordinato ed equo la Terra Santa e le altre regioni orientali
ricevano il necessario sostegno spirituale e materiale per far fronte alla vita
ecclesiastica ordinaria e a particolari necessità ».1 Vi ringrazio per avere con-
solidato una lodevole consuetudine di collaborazione con la Congregazione. Vi
incoraggio a continuare, perché l'apporto insostituibile che voi recate alla
testimonianza della carità ecclesiale trovi pieno sviluppo nella forma comu-
nitaria del suo esercizio. La vostra presenza conferma la volontà di evitare
una gestione individualistica della progettazione degli interventi e dell'ero-
gazione delle encomiabili disponibilità generate dalla carità dei fedeli. Ben
sapete, infatti, quanto sia nociva l'illusione di potere operare più proficua-
mente da soli: la fatica del confronto e della collaborazione è sempre garanzia
di un servizio più ordinato ed equo. Ed è chiara attestazione che non sono i
singoli, ma è piuttosto la Chiesa a dare ciò che il Signore ha destinato a tutti
nella sua provvidente bontà.
Circa l'irreversibilità della scelta ecumenica e l'inderogabilità di quella
interreligiosa, da me più volte ribadite, mi preme di sottolineare in questa
occasione quanto esse traggano alimento dal movimento della carità ec-
clesiale. Tali scelte altro non sono che espressioni della stessa carità, la sola
capace di stimolare i passi del dialogo e di aprire orizzonti insperati. Men-
tre imploriamo il Signore perché affretti il giorno della piena unità tra i
cristiani e quello, pure molto atteso, di una serena convivenza interreli-
giosa animata da rispettosa reciprocità, Gli chiediamo di benedire i nostri
sforzi e di illuminarci perché quanto operiamo mai sia a detrimento bensı̀
1 L'Osservatore Romano, 10 giugno 2007, p. 6.