do la condizione di servo ».1 Grazie all'aiuto di ottimi maestri, si pose sulle
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cano le radici di tante Istituzioni ecclesiastiche e civili, studiano la storia dei
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rivolgo ai figli di Francesco, qui presenti con i loro Ministri generali dei
vari Ordini. Esprimo il mio cordiale ossequio al Presidente del Consiglio
dei Ministri e a tutte le Autorità civili che hanno voluto onorarci della loro
presenza.
Parlare di conversione, significa andare al cuore del messaggio cristiano ed
insieme alle radici dell'esistenza umana. La Parola di Dio appena proclamata
ci illumina, mettendoci davanti agli occhi tre figure di convertiti. La prima è
quella di Davide. Il brano che lo riguarda, tratto dal secondo libro di Samue-
le, ci presenta uno dei colloqui più drammatici dell'Antico Testamento. Al
centro di questo dialogo c'è un verdetto bruciante, con cui la Parola di Dio,
proferita dal profeta Natan, mette a nudo un re giunto all'apice della sua
fortuna politica, ma caduto pure al livello più basso della sua vita morale. Per
cogliere la tensione drammatica di questo dialogo, occorre tener presente
l'orizzonte storico e teologico in cui esso si pone. È un orizzonte disegnato
dalla vicenda di amore con cui Dio sceglie Israele come suo popolo, stabilendo
con esso un'alleanza e preoccupandosi di assicurargli terra e libertà. Davide è
un anello di questa storia della continua premura di Dio per il suo popolo.
Viene scelto in un momento difficile e posto a fianco del re Saul, per diventare
poi suo successore. Il disegno di Dio riguarda anche la sua discendenza, legata
al progetto messianico, che troverà in Cristo, « figlio di Davide », la sua piena
realizzazione.
La figura di Davide è cosı̀ immagine di grandezza storica e religiosa insie-
me. Tanto più contrasta con ciò l'abiezione in cui egli cade, quando, accecato
dalla passione per Betsabea, la strappa al suo sposo, uno dei suoi più fedeli
guerrieri, e di quest'ultimo ordina poi freddamente l'assassinio. È cosa che fa
rabbrividire: come può, un eletto di Dio, cadere tanto in basso? L'uomo è
davvero grandezza e miseria: è grandezza perché porta in sé l'immagine di
Dio ed è oggetto del suo amore; è miseria perché può fare cattivo uso della
libertà che è il suo grande privilegio, finendo per mettersi contro il suo Crea-
tore. Il verdetto di Dio, pronunciato da Natan su Davide, rischiara le intime
fibre della coscienza, lı̀ dove non contano gli eserciti, il potere, l'opinione
pubblica, ma dove si è soli con Dio solo. « Tu sei quell'uomo »: è parola che
inchioda Davide alle sue responsabilità. Profondamente colpito da questa
parola, il re sviluppa un pentimento sincero e si apre all'offerta della miseri-
cordia. Ecco il cammino della conversione.
Ad invitarci a questo cammino, accanto a Davide, si pone oggi Francesco.
Da quanto i biografi narrano dei suoi anni giovanili, nulla fa pensare a cadute