do la condizione di servo ».1 Grazie all'aiuto di ottimi maestri, si pose sulle
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cano le radici di tante Istituzioni ecclesiastiche e civili, studiano la storia dei
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Acta Benedicti Pp. XVI 663
cosı̀ gravi come quella imputata all'antico re d'Israele. Ma lo stesso France-
sco, nel Testamento redatto negli ultimi mesi della sua esistenza, guarda ai
suoi primi venticinque anni come ad un tempo in cui « era nei peccati ».1 Al di
là delle singole manifestazioni, peccato era il suo concepire e organizzarsi una
vita tutta centrata su di sé, inseguendo vani sogni di gloria terrena. Non gli
mancava, quando era il « re delle feste » tra i giovani di Assisi,2 una naturale
generosità d'animo. Ma questa era ancora ben lontana dall'amore cristiano
che si dona senza riserve all'altro. Com'egli stesso ricorda, gli sembrava ama-
ro vedere i lebbrosi. Il peccato gli impediva di dominare la ripugnanza fı̀sica
per riconoscere in loro altrettanti fratelli da amare. La conversione lo portò
ad esercitare misericordia e gli ottenne insieme misericordia. Servire i lebbro-
si, fino a baciarli, non fu solo un gesto di filantropia, una conversione, per cosı̀
dire, « sociale », ma una vera esperienza religiosa, comandata dall'iniziativa
della grazia e dall'amore di Dio: « Il Signore - egli dice - mi condusse tra di
loro ».3 Fu allora che l'amarezza si mutò in « dolcezza di anima e di corpo ».4
Sı̀, miei cari fratelli e sorelle, convertirci all'amore è passare dall'amarezza
alla « dolcezza », dalla tristezza alla gioia vera. L'uomo è veramente se stesso,
e si realizza pienamente, nella misura in cui vive con Dio e di Dio, ricono-
scendolo e amandolo nei fratelli.
Nel brano della Lettera ai Galati, emerge un altro aspetto del cammino di
conversione. A spiegarcelo è un altro grande convcrtito, l'apostolo Paolo. Il
contesto delle sue parole è il dibattito in cui la comunità primitiva si trovò
coinvolta: in essa molti cristiani provenienti dal giudaismo tendevano a le-
gare la salvezza al compimento delle opere dell'antica Legge, vanificando cosı̀
la novità di Cristo e l'universalità del suo messaggio. Paolo si erge come
testimone e banditore della grazia. Sulla via di Damasco, il volto radioso e
la voce forte di Cristo lo avevano strappato al suo zelo violento di persecutore
e avevano acceso in lui il nuovo zelo del Crocifisso, che riconcilia i vicini ed i
lontani nella sua croce.5 Paolo aveva capito che in Cristo tutta la legge è
adempiuta e chi aderisce a Cristo si unisce a Lui, adempie la legge. Portare
Cristo, e con Cristo l'unico Dio, a tutte le genti era divenuta la sua missione.
Cristo « infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo,
1 Cf. 2 Test 1: FF 110. 2 Cf. 2 Cel I, 3, 7: FF 588. 3 2 Test 2: FF 110. 4 2 Test 3: FF 110. 5 Cf. Ef 2, 11-22.