do la condizione di servo ».1 Grazie all'aiuto di ottimi maestri, si pose sulle
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cano le radici di tante Istituzioni ecclesiastiche e civili, studiano la storia dei
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Acta Benedicti Pp. XVI 669
Vangelo di Gesù Cristo. Per questo si potrebbe dire che oggi la Chiesa di
Roma celebra il giorno della sua nascita, giacché i due Apostoli ne posero
le fondamenta. Ed inoltre Roma oggi avverte con più consapevolezza quale
sia la sua missione e la sua grandezza. Scrive san Giovanni Crisostomo che « il
cielo non è splendido quando il sole diffonde i suoi raggi, come lo è la città di
Roma, che irradia lo splendore di quelle fiaccole ardenti (Pietro e Paolo) per
tutto il mondo... Questo è il motivo per cui amiamo questa città... per queste
due colonne della Chiesa ».4
Dell'apostolo Pietro faremo memoria particolarmente domani, celebrando
il divin Sacrificio nella Basilica Vaticana, edificata sul luogo dove egli subı̀ il
martirio. Questa sera il nostro sguardo si volge a san Paolo, le cui reliquie
sono custodite con grande venerazione in questa Basilica. All'inizio della
Lettera ai Romani, come abbiamo ascoltato poco fa, egli saluta la comunità
di Roma presentandosi quale « servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione ».5
Utilizza il termine servo, in greco doulos, che indica una relazione di totale e
incondizionata appartenenza a Gesù, il Signore, e che traduce l'ebraico 'ebed,
alludendo cosı̀ ai grandi servi che Dio ha scelto e chiamato per un'importante
e specifica missione. Paolo è consapevole di essere « apostolo per vocazione »,
cioè non per autocandidatura né per incarico umano, ma soltanto per chia-
mata ed elezione divina. Nel suo epistolario, più volte l'Apostolo delle genti
ripete che tutto nella sua vita è frutto dell'iniziativa gratuita e misericordiosa
di Dio.6 Egli fu scelto « per annunciare il vangelo di Dio »,7 per propagare
l'annuncio della Grazia divina che riconcilia in Cristo l'uomo con Dio, con
se stesso e con gli altri.
Dalle sue Lettere sappiamo che Paolo fu tutt'altro che un abile parlatore;
anzi condivideva con Mosè e con Geremia la mancanza di talento oratorio.
« La sua presenza fisica è debole e la parola dimessa »,8 dicevano di lui i suoi
avversari. Gli straordinari risultati apostolici che poté conseguire non sono
pertanto da attribuire ad una brillante retorica o a raffinate strategie apolo-
getiche e missionarie. Il successo del suo apostolato dipende soprattutto da
un coinvolgimento personale nell'annunciarne il Vangelo con totale dedizione
a Cristo; dedizione che non temette rischi, difficoltà e persecuzioni: «Né morte
4 Comm. a Rm 32. 5 1, 1. 6 Cf. 1 Cor 15, 9-10; 2 Cor 4, 1; Gal 1, 15. 7 Rm 1, 1. 8 2 Cor 10, 10.