do la condizione di servo ».1 Grazie all'aiuto di ottimi maestri, si pose sulle
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cano le radici di tante Istituzioni ecclesiastiche e civili, studiano la storia dei
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Acta Benedicti Pp. XVI 711
formare una coscienza coerente, una coscienza retta, sembra sempre più difficile.
Si scambia il bene e il male con il sentirsi bene e il sentirsi male, l'aspetto più
emotivo. Allora volevo avere qualche consiglio da parte sua. Grazie.
Eccellenze, cari fratelli, innanzitutto vorrei esprimervi la mia gioia e la
mia gratitudine per questo bell'incontro. Ringrazio i due Vescovi, Sua Eccel-
lenza Andrich e Sua Eccellenza Mazzocato, per quest'invito. A tutti voi che
siete venuti cosı̀ numerosi in tempo di vacanze il mio sentito grazie. Vedere
una chiesa piena di sacerdoti è incoraggiante, perché vediamo che i sacerdoti
ci sono. La Chiesa vive, anche se i problemi crescono nel nostro tempo e
proprio nel nostro Occidente. La Chiesa è sempre viva e con sacerdoti che
realmente desiderano annunciare il Regno di Dio, cresce e resiste a queste
complicazioni, che vediamo nella nostra situazione culturale di oggi. Adesso,
questa prima domanda riflette un poco un problema della situazione cultu-
rale in Occidente, perché il concetto di coscienza negli ultimi due secoli si è
trasformato profondamente. Oggi prevale l'idea che razionale, che parte della
ragione, sarebbe solo quanto è quantificabile. Le altre cose, cioè le materie
della religione e della morale, non entrerebbero nella ragione comune, perché
non verificabili, o, come si dice, non falsificabili nell'esperimento. In questa
situazione, dove morale e religione sono quasi espulse dalla ragione, l'unico
criterio ultimo della moralità e anche della religione è il soggetto, la coscienza
soggettiva che non conosce altre istanze. Solo il soggetto, alla fine, con il suo
sentimento, le sue esperienze, eventuali criteri che ha trovato, decide. Ma cosı̀
il soggetto diventa una realtà isolata, e cambiano cosı̀, come Lei ha detto, di
giorno in giorno, i parametri. Nella tradizione cristiana « coscienza » vuol dire
con-scienza: cioè noi, il nostro essere è aperto, può ascoltare la voce dell'essere
stesso, la voce di Dio. La voce, quindi, dei grandi valori è iscritta nel nostro
essere e la grandezza dell'uomo è proprio che non è chiuso in sé, non è ridotto
alle cose materiali, quantificabili, ma ha un'interiore apertura per le cose
essenziali, la possibilità di un ascolto. Nella profondità del nostro essere
possiamo ascoltare non solo i bisogni del momento, non solo le cose materiali,
ma ascoltare la voce del Creatore stesso e cosı̀ si conosce cosa è bene e cosa è
male. Ma naturalmente questa capacità di ascolto deve essere educata e
sviluppata. E proprio questo è l'impegno dell'annuncio che noi facciamo in
Chiesa: sviluppare questa altissima capacità donata da Dio all'uomo di ascol-
tare la voce della verità e cosı̀ la voce dei valori. Quindi, direi che un primo
passo è di rendere coscienti le persone che la nostra stessa natura porta in sé