do la condizione di servo ».1 Grazie all'aiuto di ottimi maestri, si pose sulle
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cano le radici di tante Istituzioni ecclesiastiche e civili, studiano la storia dei
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Acta Benedicti Pp. XVI 715
di Dio. E poi annunciare. Che cosa annunciamo noi? Annunciamo il Regno di
Dio. Ma il Regno di Dio non è una lontana utopia di un mondo migliore, che
forse si realizzerà tra 50 anni o chissà quando. Il Regno di Dio è Dio stesso,
Dio avvicinatosi e divenuto vicinissimo in Cristo. Questo è il Regno di Dio:
Dio stesso è vicino e dobbiamo noi avvicinarci a questo Dio che è vicino,
perché si è fatto uomo, rimane uomo ed è sempre con noi nella sua Parola,
nella Santissima Eucaristia e in tutti i credenti. Quindi, annunciare il Regno
di Dio vuol dire parlare di Dio oggi, rendere presente la parola di Dio, il
Vangelo che è presenza di Dio e, naturalmente, rendere presente il Dio che
si è fatto presente nella sacra Eucaristia. Nell'intreccio di queste tre priorità e
naturalmente tenendo conto di tutti gli aspetti umani, dei nostri limiti che
dobbiamo riconoscere, possiamo realizzare bene il nostro sacerdozio. È im-
portante anche questa umiltà, che riconosce i limiti delle nostre forze. Quanto
non possiamo fare, deve fare il Signore. Ed anche la capacità di delegare, di
collaborare. Tutto questo sempre con gli imperativi fondamentali del pregare,
curare e annunciare.
Mi chiamo don Daniele. Santità, il Veneto è terra di forte immigrazione, con
la presenza consistente di persone non cristiane. Tale situazione pone le nostre
diocesi di fronte ad un nuovo compito di evangelizzazione al loro interno. Per-
mane, però, una certa fatica, perché dobbiamo conciliare le esigenze dell'annun-
cio del Vangelo, con quelle di un dialogo rispettoso delle altre religioni. Quali
indicazioni pastorali potrebbe offrire? Grazie.
Naturalmente voi siete più vicini a questa situazione. E in questo senso
forse non posso dare molti consigli pratici, ma posso dire che in tutte le visite
ad Limina, sia dei Vescovi asiatici, africani, latino-americani, sia da tutta
l'Italia, sono sempre a confronto con queste situazioni. Non esiste più un
mondo uniforme. Soprattutto nel nostro Occidente sono presenti tutti gli
altri continenti, le altre religioni, gli altri modi di vivere la vita umana.
Viviamo un incontro permanente, che forse ci assomiglia alla Chiesa antica,
dove si viveva la stessa situazione. I cristiani erano una piccolissima mino-
ranza, un grano di senape che cominciava a crescere, circondato da diversis-
sime religioni e condizioni di vita. Quindi, dobbiamo reimparare quanto han-
no vissuto i cristiani delle prime generazioni. San Pietro nella sua prima
Lettera, al terzo capitolo, ha detto: «Dovete essere sempre pronti a dare
ragione della speranza che è in voi ». Cosı̀ lui ha formulato per l'uomo normale
di quel tempo, per il cristiano normale, la necessità di combinare annuncio e