do la condizione di servo ».1 Grazie all'aiuto di ottimi maestri, si pose sulle
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cano le radici di tante Istituzioni ecclesiastiche e civili, studiano la storia dei
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dialogo. Non ha detto formalmente: « Annunciate ad ognuno il Vangelo ». Ha
detto: «Dovete essere capaci, pronti a dare ragione della speranza che è in
voi ». Mi sembra che questa sia la sintesi necessaria tra dialogo e annuncio. Il
primo punto è che in noi stessi debba essere sempre presente la ragione della
nostra speranza. Dobbiamo essere persone che vivono la fede e che pensano la
fede, la conoscono interiormente. Cosı̀ in noi stessi la fede diventa ragione,
diventa ragionevole. La meditazione del Vangelo e qui l'annuncio, l'omelia, la
catechesi, per rendere capaci le persone di pensare la fede, sono già elementi
fondamentali in questo intreccio tra dialogo e annuncio. Noi stessi dobbiamo
pensare la fede, vivere la fede e come sacerdoti trovare modi diversi per
renderla presente, cosı̀ che i nostri cattolici cristiani possano trovare la con-
vinzione, la prontezza e la capacità di dare ragione della loro fede. Questo
annuncio che trasmette la fede nella coscienza di oggi deve avere molteplici
forme. Senza dubbio, omelia e catechesi sono due forme principali, ma poi ci
sono tanti modi per incontrarsi - seminari della fede, movimenti laicali, ecc.
- dove si parla della fede e si impara la fede. Tutto questo ci rende capaci,
innanzitutto, di vivere realmente da prossimi dei non cristiani - in preva-
lenza qui sono cristiani ortodossi, protestanti e poi anche esponenti di altre
religioni, i musulmani ed altri. Il primo aspetto è vivere con loro, riconoscen-
do con loro il prossimo, il nostro prossimo. Vivere, quindi, in prima linea
l'amore del prossimo come espressione della nostra fede. Io penso che questa
sia già una testimonianza fortissima e anche una forma di annuncio: vivere
realmente con questi altri l'amore del prossimo, riconoscere in questi, in loro,
il nostro prossimo, cosı̀ che loro possano vedere: questo « amore del prossimo »
è per me. Se succede questo, più facilmente potremo presentare la fonte di
questo nostro comportamento, che cioè l'amore del prossimo è espressione
della nostra fede. Cosı̀ nel dialogo non si può subito passare ai grandi misteri
della fede, benché i musulmani abbiano una certa conoscenza di Cristo, che
nega la sua divinità, ma riconosce in Lui almeno un grande profeta. Hanno
amore per la Madonna. Quindi, ci sono elementi comuni anche nella fede, che
sono punti di partenza per il dialogo. Una cosa pratica e realizzabile, neces-
saria, è soprattutto cercare l'intesa fondamentale sui valori da vivere. Anche
qui abbiamo un tesoro comune, perché vengono dalla religione abramitica,
reinterpretata, rivissuta in modi che sono da studiare, ai quali dobbiamo
infine rispondere. Ma la grande esperienza sostanziale, quella dei Dieci Co-
mandamenti, è presente e questo mi sembra il punto da approfondire. Passare
ai grandi misteri mi sembra un livello non facile, che non si realizza nei grandi