do la condizione di servo ».1 Grazie all'aiuto di ottimi maestri, si pose sulle
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cano le radici di tante Istituzioni ecclesiastiche e civili, studiano la storia dei
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incontri. Il seme deve forse entrare nel cuore, cosı̀ che la risposta della fede in
dialoghi più specifici possa maturare qua e là. Ma ciò che possiamo e dobbia-
mo fare è cercare il consenso sui valori fondamentali, espressi nei Dieci Co-
mandamenti, riassunti nell'amore del prossimo e nell'amore di Dio, e cosı̀
interpretabili nei diversi settori della vita. Siamo almeno in un cammino
comune verso il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio che è final-
mente il Dio dal volto umano, il Dio presente in Gesù Cristo. Ma se quest'ul-
timo passo è da fare piuttosto in incontri intimi, personali o di piccoli gruppi,
il cammino verso questo Dio, dal quale vengono questi valori che rendono
possibile la vita comune, questo mi sembra sia fattibile anche in incontri più
grandi. Quindi, mi sembra che qui si realizzi una forma di annuncio umile,
paziente, che aspetta, ma che anche rende già concreto il nostro vivere se-
condo la coscienza illuminata da Dio.
Sono don Samuele. Abbiamo accolto il suo invito a pregare, a curare e ad
annunciare. Ci siamo permessi già di prenderla sul serio nel prenderci cura della
sua persona e in una manifestazione di affetto le abbiamo portato qualche botti-
glia di sano vino della nostra terra, che le faremo avere attraverso le mani del
nostro Vescovo. Vengo alla domanda. Assistiamo sempre più ad un ingente
incremento di situazioni di persone divorziate che si risposano, convivono e che
chiedono una mano per la loro vita spirituale a noi sacerdoti. Sono persone che
spesso portano con loro la sofferta domanda di accedere ai sacramenti. Sono
realtà che ci chiedono un confronto ed anche una condivisione delle sofferenze
che esse comportano. Le chiedo, Santo Padre, con quali atteggiamenti umani,
spirituali, pastorali poter mettere insieme misericordia e verità. Grazie.
Sı̀, è un problema doloroso e la ricetta semplice, che lo risolva, certamente
non c'è. Soffriamo tutti dı̀ questo problema, perché tutti abbiamo vicino a noi
persone in queste situazioni e sappiamo che per loro è un dolore e una soffe-
renza, perché vogliono stare in piena comunione con la Chiesa. Questo vincolo
del matrimonio precedente è un vincolo che riduce la loro partecipazione alla
vita della Chiesa. Cosa fare? Direi: un primo punto sarebbe naturalmente la
prevenzione, per quanto possibile. La preparazione al matrimonio, quindi,
diventa sempre più fondamentale e necessaria. Il Diritto Canonico suppone
che l'uomo come tale, anche senza grande istruzione, intenda fare un matri-
monio secondo la natura umana, come indicato nei primi capitoli della Ge-
nesi. È uomo, ha la natura umana, e quindi sa che cosa sia il matrimonio.
Intende fare quanto gli dice la natura umana. Da questa presunzione parte il
Diritto Canonico. È una cosa che si impone: l'uomo è uomo, la natura è quella