do la condizione di servo ».1 Grazie all'aiuto di ottimi maestri, si pose sulle
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cano le radici di tante Istituzioni ecclesiastiche e civili, studiano la storia dei
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Acta Benedicti Pp. XVI 719
In caso, tuttavia, di fallimento, che cioè gli sposi non si mostrino capaci di
stare alla prima volontà, c'è sempre la questione se fosse realmente una
volontà, nel senso del sacramento. E quindi c'è eventualmente il processo
per la dichiarazione di nullità. Se era un vero matrimonio e quindi non
possono risposarsi, la permanente presenza della Chiesa aiuta queste persone
a sopportare un'altra sofferenza. Nel primo caso, abbiamo la sofferenza di
superare questa crisi, di imparare una fedeltà sofferta e matura. Nel secondo
caso, abbiamo la sofferenza di stare in un vincolo nuovo, che non è quello
sacramentale e che non permette quindi la comunione piena nei sacramenti
della Chiesa. Qui, sarebbe da insegnare e da imparare a vivere con questa
sofferenza. Ritorneremo, a questo punto, nella prima domanda dell'altra
diocesi. Dobbiamo generalmente, nella nostra generazione, nella nostra cul-
tura, riscoprire il valore della sofferenza, imparare che la sofferenza può
essere una realtà molto positiva, che ci aiuta a maturare, a divenire più noi
stessi, più vicini al Signore che ha sofferto per noi e soffre con noi. Anche in
questa seconda situazione, quindi, la presenza del sacerdote, delle famiglie,
dei movimenti, la comunione personale e comunitaria in queste situazioni,
l'aiuto dell'amore del prossimo, un amore molto specifico, è di grandissima
importanza. E penso che solo questo amore sentito della Chiesa, che si rea-
lizza in un accompagnamento molteplice, possa aiutare queste persone a
riconoscersi amate da Cristo, membri della Chiesa anche se in una situazione
diffı̀cile, e cosı̀ vivere la fede.
Santità, io mi chiamo don Saverio e quindi la domanda verte certamente sulle
missioni. Ricorrono 50 anni quest'anno dell'Enciclica « Fidei donum ». Acco-
gliendo l'invito del Papa, molti sacerdoti anche della nostra diocesi ed io com-
preso hanno vissuto, abbiamo vissuto e stanno vivendo l'esperienza della missione
« ad gentes ». Esperienza, questa, senza dubbio straordinaria e che a mio modesto
parere potrebbero vivere tanti preti nell'ottica dello scambio tra Chiese sorelle.
Data però la riduzione numerica dei sacerdoti nei nostri Paesi, come l'indica-
zione dell'Enciclica è ancora attuale oggi e con quale spirito accoglierla e viverla
sia da parte dei sacerdoti inviati, sia da parte dell'intera diocesi? Grazie.
Grazie. Vorrei anzitutto dire grazie a tutti questi sacerdoti fidei donum e
alle diocesi. Adesso ho avuto, come già accennato, tante visite ad Limina sia
dei Vescovi dell'Asia, che dell'Africa e dell'America Latina e tutti mi chiedo-
no: « Abbiamo tanto bisogno di sacerdoti fidei donum e siamo gratissimi per il
lavoro che fanno, rendendo presente, in situazioni spesso difficilissime, la
cattolicità della Chiesa, la visibilità del fatto che siamo una grande comunio-