do la condizione di servo ».1 Grazie all'aiuto di ottimi maestri, si pose sulle
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cano le radici di tante Istituzioni ecclesiastiche e civili, studiano la storia dei
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ne, universale e c'è un amore del prossimo lontano che diventa prossimo nella
situazione del sacerdote fidei donum. Questo grande dono che è stato real-
mente fatto in questi 50 anni, lo ho sentito e visto quasi in modo palpabile in
tutti i miei dialoghi con i sacerdoti, che ci dicono « non pensate che noi
africani adesso siamo semplicemente autosufficienti; abbiamo sempre bisogno
della visibilità della grande comunione della Chiesa universale ». Direi che noi
tutti abbiamo bisogno di questa visibilità dell'essere cattolici, di un amore del
prossimo che arriva da lontano e trova cosı̀ il prossimo. Oggi la situazione è
cambiata nel senso che anche noi riceviamo in Europa sacerdoti provenienti
dall'Africa, dall'America Latina, da altre parti dell'Europa stessa e questo ci
permette di vedere la bellezza di questo scambio dei doni, di questo dono
dall'uno all'altro, perché tutti abbiamo bisogno di tutti: proprio cosı̀ cresce il
Corpo di Cristo. Per riassumere, vorrei dire che questo dono era ed è un
grande dono, percepito come tale nella Chiesa: in tante situazioni che adesso
non posso descrivere, in cui vi sono problemi sociali, problemi di sviluppo,
problemi di annuncio della fede, problemi di isolamento, di bisogno della
presenza di altri, questi sacerdoti sono un dono nel quale le diocesi e le Chiese
particolari riconoscono la presenza di Cristo che si dona per noi e riconoscono
al contempo che la Comunione eucaristica non è solo comunione sopranna-
turale, ma diventa comunione concreta in questo donarsi di sacerdoti dioce-
sani, che si fanno presenti in altre diocesi e che la rete delle Chiese particolari
diventa cosı̀ una rete realmente di amore. Grazie a tutti coloro che hanno
fatto questo dono. Io posso soltanto incoraggiare i Vescovi ed i sacerdoti a
continuare con questo dono. Io so che adesso, con la mancanza di vocazioni,
in Europa diventa sempre più difficile fare questo dono; ma abbiamo già
l'esperienza che altri continenti, come l'India e l'Africa soprattutto, ci danno
anche da parte loro dei sacerdoti. La reciprocità rimane sempre molto im-
portante e proprio l'esperienza che siamo Chiesa inviata al mondo e che tutti
conoscono tutti ed amano tutti è molto necessaria ed è anche la forza del-
l'annuncio. Cosı̀ diventa visibile che il grano di senape porta frutto e diventa
sempre e di nuovo un grande albero in cui gli uccelli del cielo trovano riposo.
Grazie e coraggio.
Don Alberto. Santo Padre, i giovani sono il nostro futuro e la nostra speran-
za: ma alle volte vedono nella vita non un'opportunità, ma una difficoltà; non un
dono per sé e per gli altri, ma un qualcosa da consumare subito; non un progetto
da costruire, ma un vagare senza meta. La mentalità di oggi impone ai giovani di
essere sempre felici e perfetti, con la conseguenza che ogni piccolo fallimento ed