do la condizione di servo ».1 Grazie all'aiuto di ottimi maestri, si pose sulle
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cano le radici di tante Istituzioni ecclesiastiche e civili, studiano la storia dei
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Acta Benedicti Pp. XVI 721
ogni minima difficoltà non sono più visti come motivo di crescita, ma come una
sconfitta. Tutto questo li porta spesso a gesti irrimediabili come il suicidio, che
provocano una lacerazione nel cuore di coloro che li amano e dell'intera società.
Cosa può dire a noi educatori che, spesso, ci sentiamo con le mani legate e senza
risposte? Grazie.
Lei mi sembra che abbia dato una precisa descrizione di una vita nella
quale Dio non appare. In un primo momento sembra che non abbiamo biso-
gno di Dio, anzi che, senza Dio saremmo più liberi e il mondo sarebbe più
ampio. Ma dopo un certo tempo, nelle nostre nuove generazioni, si vede cosa
succede, quando Dio scompare. Come Nietzsche ha detto « La grande luce si è
spenta, il sole si è spento ». La vita allora è una cosa occasionale, diventa una
cosa e devo cercare di fare il meglio con questa cosa e usare la vita come fosse
una cosa per una felicità immediata, toccabile e realizzabile. Ma il grande
problema è che se Dio non c'è e non è il Creatore anche della mia vita, in
realtà la vita è un semplice pezzo dell'evoluzione, nient'altro, non ha senso di
per sé stessa. Ma io devo invece cercare di mettere senso in questo pezzo di
essere. Vedo attualmente in Germania, ma anche negli Stati Uniti, un dibat-
tito abbastanza accanito tra il cosiddetto creazionismo e l'evoluzionismo,
presentati come fossero alternative che si escludono: chi crede nel Creatore
non potrebbe pensare all'evoluzione e chi invece afferma l'evoluzione dovreb-
be escludere Dio. Questa contrapposizione è un'assurdità, perché da una
parte ci sono tante prove scientifiche in favore di un'evoluzione che appare
come una realtà che dobbiamo vedere e che arricchisce la nostra conoscenza
della vita e dell'essere come tale. Ma la dottrina dell'evoluzione non risponde
a tutti i quesiti e non risponde soprattutto al grande quesito filosofico: da
dove viene tutto? e come il tutto prende un cammino che arriva finalmente
all'uomo? Mi sembra molto importante, questo volevo dire anche a Ratisbo-
na nella mia lezione, che la ragione si apra di più, che veda sı̀ questi dati, ma
che veda anche che non sono sufficienti per spiegare tutta la realtà. Non è
sufficiente, la nostra ragione è più ampia e può vedere anche che la ragione
nostra non è in fondo qualcosa di irrazionale, un prodotto della irrazionalità,
ma che la ragione precede tutto, la ragione creatrice, e che noi siamo real-
mente il riflesso della ragione creatrice. Siamo pensati e voluti e, quindi, c'è
una idea che mi precede, un senso che mi precede e che devo scoprire, seguire
e che dà finalmente significato alla mia vita. Mi sembra questo il primo
punto: scoprire che realmente il mio essere è ragionevole, è pensato, ha un
senso e la mia grande missione è scoprire questo senso, viverlo e dare cosı̀ un
nuovo elemento alla grande armonia cosmica pensata dal Creatore. Se è cosı̀,