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da lontano i padri dell'Antico Testamento? I beni promessi da Dio. Ciascuno
di noi si può domandare: qual è la mia promessa? A che cosa guardo? Che cosa
cerco nella vita? Quello che la memoria fondante ci spinge a cercare è il
Signore, Lui è il bene promesso. Questo non deve sembrarci mai qualcosa
di scontato. Il 25 aprile 1951, in un celebre discorso, l'allora Sostituto della
Segreteria di Stato, Mons. Montini, ricordava che la figura del Rappresen-
tante Pontificio « è quella di uno che ha veramente la coscienza di portare
Cristo con sé », come il bene prezioso da comunicare, da annunciare, da rap-
presentare. I beni, le prospettive di questo mondo finiscono per deludere,
spingono a non accontentarsi mai; il Signore è il bene che non delude, l'unico
che non delude. E questo esige un distacco da se stessi che si può raggiungere
solo con un costante rapporto con il Signore e l'unificazione della vita attorno
a Cristo. E questo si chiama familiarità con Gesù. La familiarità con Gesù
Cristo dev'essere l'alimento quotidiano del Rappresentante Pontificio, perché
è l'alimento che nasce dalla memoria del primo incontro con Lui e perché
costituisce anche l'espressione quotidiana di fedeltà alla sua chiamata. Fa-
miliarità. Familiarità con Gesù Cristo nella preghiera, nella Celebrazione eu-
caristica, da non tralasciare mai, nel servizio della carità.
3. C'è sempre il pericolo, anche per gli uomini di Chiesa, di cedere a quella
che io chiamo, riprendendo un'espressione di De Lubac, la «mondanità spi-
rituale »: cedere allo spirito del mondo, che conduce ad agire per la propria
realizzazione e non per la gloria di Dio,3 a quella sorta di « borghesia dello
spirito e della vita » che spinge ad adagiarsi, a ricercare una vita comoda e
tranquilla. Agli Alunni della Pontificia Accademia Ecclesiastica ho ricordato
come per il beato Giovanni XXIII, il servizio quale Rappresentante Ponti-
ficio sia stato uno degli ambiti, e non secondario, in cui prese forma la sua
santità, e citavo alcuni passaggi del Giornale dell'Anima che si riferivano
proprio a questo lungo tratto del suo ministero. Egli affermava di avere
compreso sempre di più che, per l'efficacia della sua azione, doveva potare
continuamente la vigna della sua vita da ciò che è solo fogliame inutile e
andare diritto all'essenziale, che è Cristo e il suo Vangelo, altrimenti si rischia
di volgere al ridicolo una missione santa.4 È una parola forte questa del
ridicolo, ma è vera: cedere allo spirito mondano espone soprattutto noi Pa-
stori al ridicolo; potremo forse ricevere qualche applauso, ma quelli stessi che
3 Cfr Meditazione sulla Chiesa, Milano 1979, p. 269. 4 Giornale dell'Anima, Cinisello Balsamo 2000, pp. 513-514.