ACTA FRANCISCI PP.

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale556

 Acta Francisci Pp. 557

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale558

 Acta Francisci Pp. 559

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale560

 Acta Francisci Pp. 561

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 Acta Francisci Pp. 563

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 Acta Francisci Pp. 565

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 Acta Francisci Pp. 601

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 Acta Francisci Pp. 631

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale632

 Acta Francisci Pp. 633

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale634

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 Acta Francisci Pp. 637

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 Acta Francisci Pp. 639

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale640

 Acta Francisci Pp. 641

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale642

 Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum 643

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale644

 Congregatio pro Episcopis 645

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale646

 Congregatio pro Episcopis 647

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale648

 Diarium Romanae Curiae 649

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale650

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Vaticano II, che rappresenta per la Chiesa cattolica un punto di riferimento

fondamentale per quanto riguarda le relazioni con il popolo ebraico.

Attraverso le parole del testo conciliare, la Chiesa riconosce che « gli inizi

della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino

della salvezza, nei Patriarchi, in Mosè e nei Profeti ». E, quanto al popolo

ebraico, il Concilio ricorda l'insegnamento di San Paolo, secondo cui « i doni e

la chiamata di Dio sono irrevocabili », ed inoltre condanna fermamente gli

odi, le persecuzioni, e tutte le manifestazioni di antisemitismo. Per le nostre

radici comuni, un cristiano non può essere antisemita!

I fondamentali principi espressi dalla menzionata Dichiarazione hanno

segnato il cammino di maggiore conoscenza e comprensione reciproca percor-

so negli ultimi decenni tra ebrei e cattolici, cammino al quale i miei prede-

cessori hanno dato notevole impulso sia mediante gesti particolarmente si-

gnificativi sia attraverso l'elaborazione di una serie di documenti che hanno

approfondito la riflessione circa i fondamenti teologici delle relazioni tra ebrei

e cristiani. Si tratta di un percorso di cui dobbiamo sinceramente rendere

grazie al Signore.

Esso tuttavia rappresenta solamente la parte più visibile di un vasto

movimento che si è realizzato a livello locale un po' in tutto il mondo, e di

cui io stesso sono testimone. Lungo il mio ministero come Arcivescovo di

Buenos Aires - come ha segnalato il Signor Presidente - ho avuto la gioia

di mantenere relazioni di sincera amicizia con alcuni esponenti del mondo

ebraico. Abbiamo conversato spesso circa la nostra rispettiva identità reli-

giosa, l'immagine dell'uomo contenuta nelle Scritture, le modalità per tenere

vivo il senso di Dio in un mondo per molti tratti secolarizzato. Mi sono

confrontato con loro in più occasioni sulle comuni sfide che attendono ebrei

e cristiani. Ma soprattutto, come amici, abbiamo gustato l'uno la presenza

dell'altro, ci siamo arricchiti reciprocamente nell'incontro e nel dialogo, con

un atteggiamento di accoglienza reciproca, e ciò ci ha aiutato a crescere come

uomini e come credenti.

La stessa cosa è avvenuta e avviene in molte altre parti del mondo, e

queste relazioni di amicizia costituiscono per certi aspetti la base del dialogo

che si sviluppa sul piano ufficiale. Non posso pertanto che incoraggiarvi a

proseguire il vostro cammino, cercando, come state facendo, di coinvolgere in

esso anche le nuove generazioni. L'umanità ha bisogno della nostra comune

testimonianza in favore del rispetto della dignità dell'uomo e della donna

creati ad immagine e somiglianza di Dio, e in favore della pace che, prima-