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cessità di annunciarlo, non posso tacerlo! ... Egli è il rivelatore di Dio invisi-
bile, è il primogenito di ogni creatura, è il fondamento di ogni cosa; Egli è il
Maestro dell'umanità, è il Redentore; ... Egli è il centro della storia e del
mondo; Egli è Colui che ci conosce e che ci ama; Egli è il compagno e l'amico
della nostra vita; Egli è l'uomo del dolore e della speranza; è Colui che deve
venire e che deve un giorno essere il nostro giudice e, noi speriamo, la pie-
nezza eterna della nostra esistenza, la nostra felicità ».3 Queste parole appas-
sionate sono parole grandi. Ma io vi confido una cosa: questo discorso a
Manila, ma anche quello a Nazaret, sono stati per me una forza spirituale,
mi hanno fatto tanto bene nella vita. E io torno a questo discorso, torno e
ritorno, perché mi fa bene sentire questa parola di Paolo VI oggi. E noi:
abbiamo lo stesso amore a Cristo? È il centro della nostra vita? Lo testimo-
niamo nelle azioni di ogni giorno?
2. Il secondo punto: l'amore alla Chiesa, un amore appassionato, l'amore
di tutta una vita, gioioso e sofferto, espresso fin dalla sua prima Enciclica,
Ecclesiam suam. Paolo VI ha vissuto in pieno il travaglio della Chiesa dopo il
Vaticano II, le luci, le speranze, le tensioni. Ha amato la Chiesa e si è speso
per lei senza riserve. Nel Pensiero alla morte scriveva: «Vorrei abbracciarla,
salutarla, amarla in ogni essere che la compone, in ogni Vescovo e Sacerdote
che la assiste e la guida, in ogni anima che la vive e la illustra ». E nel
Testamento si rivolgeva a lei con queste parole: «Ricevi col mio benedicente
saluto il mio supremo atto di amore! ».4 Questo è il cuore di un vero Pastore,
di un autentico cristiano, di un uomo capace di amare! Paolo VI aveva una
visione ben chiara che la Chiesa è una Madre che porta Cristo e porta a Cristo.
Nell'Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi - per me il documento pa-
storale più grande che è stato scritto fino a oggi - poneva questa domanda:
«Dopo il Concilio e grazie al Concilio, che è stato per essa un'ora di Dio in
questo scorcio della storia, la Chiesa si sente o no più adatta ad annunziare il
Vangelo e ad inserirlo nel cuore dell'uomo con convinzione, libertà di spirito
ed efficacia? ».5 E continuava: la Chiesa « è veramente radicata nel cuore del
mondo, e tuttavia abbastanza libera e indipendente per interpellare il mon-
do? Rende testimonianza della propria solidarietà verso gli uomini, e nello
stesso tempo verso l'Assoluto di Dio? È più ardente nella contemplazione e
3 Omelia [27 novembre 1970]: AAS 63 [1971], 32. 4 Insegnamenti XVI [1978], 592. 5 8 dicembre 1975, n. 4: AAS 68 [1976], 7.