ACTA FRANCISCI PP.

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 Congregatio pro Episcopis 645

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 Congregatio pro Episcopis 647

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 Diarium Romanae Curiae 649

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nell'adorazione, e in pari tempo più zelante nell'azione missionaria, caritati-

va, di liberazione? È sempre più impegnata nello sforzo di ricercare il rista-

bilimento della piena unità dei cristiani, che rende più efficace la testimo-

nianza comune "affinché il mondo creda"? ».6 Sono interrogativi rivolti anche

alla nostra Chiesa d'oggi, a tutti noi, siamo tutti responsabili delle risposte e

dovremmo chiederci: siamo veramente Chiesa unita a Cristo, per uscire e

annunciarlo a tutti, anche e soprattutto a quelle che io chiamo le "periferie

esistenziali", o siamo chiusi in noi stessi, nei nostri gruppi, nelle nostre piccole

chiesuole? O amiamo la Chiesa grande, la Chiesa madre, la Chiesa che ci invia

in missione e ci fa uscire da noi stessi?

3. E il terzo elemento: l'amore per l'uomo. Anche questo è legato a Cristo:

è la stessa passione di Dio che ci spinge ad incontrare l'uomo, a rispettarlo, a

riconoscerlo, a servirlo. Nell'ultima Sessione del Vaticano II, Paolo VI pro-

nunciò un discorso che a rileggerlo colpisce ogni volta. In particolare là dove

parla dell'attenzione del Concilio per l'uomo contemporaneo. E disse cosı̀:

« L'umanesimo laico profano alla fine è apparso nella sua terribile statura

ed ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. La religione del Dio che si è fatto

Uomo s'è incontrata con la religione dell'uomo che si fa Dio. Che cosa è

avvenuto? uno scontro, una lotta, un anatema? Poteva essere, ma non è

avvenuto. L'antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritua-

lità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei

bisogni umani... Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni,

rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro

nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell'uomo ».7 E

con uno sguardo globale al lavoro del Concilio, osservava: « Tutta questa

ricchezza dottrinale è rivolta in un'unica direzione: servire l'uomo. L'uomo,

diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità.

La Chiesa si è quasi dichiarata l'ancella dell'umanità ».8 E questo anche oggi

ci dà luce, in questo mondo dove si nega l'uomo, dove si preferisce andare

sulla strada dello gnosticismo, sulla strada del pelagianesimo, o del « niente

carne » - un Dio che non si è fatto carne -, o del « niente Dio » - l'uomo

prometeico che può andare avanti -. Noi in questo tempo possiamo dire le

stesse cose di Paolo VI: la Chiesa è l'ancella dell'uomo, la Chiesa crede in

6 Ibid, n. 76: AAS 68 [1976], 67. 7 Omelia [7 dicembre 1965]: AAS 58 [1966], 55-56. 8 Idib, 57.