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nell'adorazione, e in pari tempo più zelante nell'azione missionaria, caritati-
va, di liberazione? È sempre più impegnata nello sforzo di ricercare il rista-
bilimento della piena unità dei cristiani, che rende più efficace la testimo-
nianza comune "affinché il mondo creda"? ».6 Sono interrogativi rivolti anche
alla nostra Chiesa d'oggi, a tutti noi, siamo tutti responsabili delle risposte e
dovremmo chiederci: siamo veramente Chiesa unita a Cristo, per uscire e
annunciarlo a tutti, anche e soprattutto a quelle che io chiamo le "periferie
esistenziali", o siamo chiusi in noi stessi, nei nostri gruppi, nelle nostre piccole
chiesuole? O amiamo la Chiesa grande, la Chiesa madre, la Chiesa che ci invia
in missione e ci fa uscire da noi stessi?
3. E il terzo elemento: l'amore per l'uomo. Anche questo è legato a Cristo:
è la stessa passione di Dio che ci spinge ad incontrare l'uomo, a rispettarlo, a
riconoscerlo, a servirlo. Nell'ultima Sessione del Vaticano II, Paolo VI pro-
nunciò un discorso che a rileggerlo colpisce ogni volta. In particolare là dove
parla dell'attenzione del Concilio per l'uomo contemporaneo. E disse cosı̀:
« L'umanesimo laico profano alla fine è apparso nella sua terribile statura
ed ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. La religione del Dio che si è fatto
Uomo s'è incontrata con la religione dell'uomo che si fa Dio. Che cosa è
avvenuto? uno scontro, una lotta, un anatema? Poteva essere, ma non è
avvenuto. L'antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritua-
lità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei
bisogni umani... Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni,
rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro
nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell'uomo ».7 E
con uno sguardo globale al lavoro del Concilio, osservava: « Tutta questa
ricchezza dottrinale è rivolta in un'unica direzione: servire l'uomo. L'uomo,
diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità.
La Chiesa si è quasi dichiarata l'ancella dell'umanità ».8 E questo anche oggi
ci dà luce, in questo mondo dove si nega l'uomo, dove si preferisce andare
sulla strada dello gnosticismo, sulla strada del pelagianesimo, o del « niente
carne » - un Dio che non si è fatto carne -, o del « niente Dio » - l'uomo
prometeico che può andare avanti -. Noi in questo tempo possiamo dire le
stesse cose di Paolo VI: la Chiesa è l'ancella dell'uomo, la Chiesa crede in
6 Ibid, n. 76: AAS 68 [1976], 67. 7 Omelia [7 dicembre 1965]: AAS 58 [1966], 55-56. 8 Idib, 57.