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Acta Francisci Pp. 629
Vaticano II, che rappresenta per la Chiesa cattolica un punto di riferimento
fondamentale per quanto riguarda le relazioni con il popolo ebraico.
Attraverso le parole del testo conciliare, la Chiesa riconosce che « gli inizi
della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino
della salvezza, nei Patriarchi, in Mosè e nei Profeti ». E, quanto al popolo
ebraico, il Concilio ricorda l'insegnamento di San Paolo, secondo cui « i doni e
la chiamata di Dio sono irrevocabili », ed inoltre condanna fermamente gli
odi, le persecuzioni, e tutte le manifestazioni di antisemitismo. Per le nostre
radici comuni, un cristiano non può essere antisemita!
I fondamentali principi espressi dalla menzionata Dichiarazione hanno
segnato il cammino di maggiore conoscenza e comprensione reciproca percor-
so negli ultimi decenni tra ebrei e cattolici, cammino al quale i miei prede-
cessori hanno dato notevole impulso sia mediante gesti particolarmente si-
gnificativi sia attraverso l'elaborazione di una serie di documenti che hanno
approfondito la riflessione circa i fondamenti teologici delle relazioni tra ebrei
e cristiani. Si tratta di un percorso di cui dobbiamo sinceramente rendere
grazie al Signore.
Esso tuttavia rappresenta solamente la parte più visibile di un vasto
movimento che si è realizzato a livello locale un po' in tutto il mondo, e di
cui io stesso sono testimone. Lungo il mio ministero come Arcivescovo di
Buenos Aires - come ha segnalato il Signor Presidente - ho avuto la gioia
di mantenere relazioni di sincera amicizia con alcuni esponenti del mondo
ebraico. Abbiamo conversato spesso circa la nostra rispettiva identità reli-
giosa, l'immagine dell'uomo contenuta nelle Scritture, le modalità per tenere
vivo il senso di Dio in un mondo per molti tratti secolarizzato. Mi sono
confrontato con loro in più occasioni sulle comuni sfide che attendono ebrei
e cristiani. Ma soprattutto, come amici, abbiamo gustato l'uno la presenza
dell'altro, ci siamo arricchiti reciprocamente nell'incontro e nel dialogo, con
un atteggiamento di accoglienza reciproca, e ciò ci ha aiutato a crescere come
uomini e come credenti.
La stessa cosa è avvenuta e avviene in molte altre parti del mondo, e
queste relazioni di amicizia costituiscono per certi aspetti la base del dialogo
che si sviluppa sul piano ufficiale. Non posso pertanto che incoraggiarvi a
proseguire il vostro cammino, cercando, come state facendo, di coinvolgere in
esso anche le nuove generazioni. L'umanità ha bisogno della nostra comune
testimonianza in favore del rispetto della dignità dell'uomo e della donna
creati ad immagine e somiglianza di Dio, e in favore della pace che, prima-