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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale194
L'amore di Dio rimane per sempre, è fedele a se stesso, alla « parola data
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Congregatio de Causis Sanctorum 205
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale206
Congregatio de Causis Sanctorum 207
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale208
Congregatio de Causis Sanctorum 209
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Congregatio de Causis Sanctorum 211
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale212
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale214
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Congregatio pro Gentium Evangelizatione 217
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Congregatio de Institutione Catholica 219
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Congregatio de Institutione Catholica 221
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale222
Congregatio de Institutione Catholica 223
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Congregatio de Institutione Catholica 225
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale226
Congregatio de Institutione Catholica 227
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Congregatio de Institutione Catholica 229
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Congregatio de Institutione Catholica 233
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Acta Benedicti Pp. XVI 165
La finestra dell'abside apre la Chiesa verso l'esterno, verso l'intera crea-
zione, mentre l'immagine della colomba dello Spirito Santo mostra Dio come
la fonte della luce. Ma c'è anche un altro aspetto da evidenziare: la Chiesa
stessa è, infatti, come una finestra, il luogo in cui Dio si fa vicino, si fa
incontro al nostro mondo. La Chiesa non esiste per se stessa, non è il punto
d'arrivo, ma deve rinviare oltre sé, verso l'alto, al di sopra di noi. La Chiesa è
veramente se stessa nella misura in cui lascia trasparire l'Altro - con la «A »
maiuscola - da cui proviene e a cui conduce. La Chiesa è il luogo dove Dio
« arriva » a noi, e dove noi « partiamo » verso di Lui; essa ha il compito di aprire
oltre se stesso quel mondo che tende a chiudersi in se stesso e portargli la luce
che viene dall'alto, senza la quale diventerebbe inabitabile.
La grande cattedra di bronzo racchiude un seggio ligneo del IX secolo, che
fu a lungo ritenuto la cattedra dell'apostolo Pietro e fu collocato proprio su
questo altare monumentale a motivo del suo alto valore simbolico. Esso,
infatti, esprime la presenza permanente dell'Apostolo nel magistero dei suoi
successori. Il seggio di san Pietro, possiamo dire, è il trono della verità, che
trae origine dal mandato di Cristo dopo la confessione a Cesarea di Filippo. Il
seggio magisteriale rinnova in noi anche la memoria delle parole rivolte dal
Signore a Pietro nel Cenacolo: « Io ho pregato per te, perché la tua fede non
venga meno. E tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli ».5
La cattedra di Pietro evoca un altro ricordo: la celebre espressione di
sant'Ignazio di Antiochia, che nella sua lettera ai Romani chiama la Chiesa
di Roma « quella che presiede nella carità ».6 In effetti, il presiedere nella fede
è inscindibilmente legato al presiedere nell'amore. Una fede senza amore non
sarebbe più un'autentica fede cristiana. Ma le parole di sant'Ignazio hanno
anche un altro risvolto, molto più concreto: il termine « carità », infatti,
veniva utilizzato dalla Chiesa delle origini per indicare anche l'Eucaristia.
L'Eucaristia, infatti, è Sacramentum caritatis Christi, mediante il quale Egli
continua ad attirarci tutti a sé, come fece dall'alto della croce.7 Pertanto,
« presiedere nella carità » significa attirare gli uomini in un abbraccio eucari-
stico - l'abbraccio di Cristo -, che supera ogni barriera e ogni estraneità, e
crea la comunione dalle molteplici differenze. Il ministero petrino è dunque
primato nell'amore in senso eucaristico, ovvero sollecitudine per la comunio-
ne universale della Chiesa in Cristo. E l'Eucaristia è forma e misura di questa
5 Lc 22, 32. 6 Inscr.: PG 5, 801. 7 Cfr Gv 12, 32.