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quaestiones sociales, oeconomicas, politicas, culturales et religiosas quas
omnibus Nationibus totius orbis. Quid sibi vult vocabulum «dignum» operi
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Acta Benedicti Pp. XVI 735
In questa breve omelia vorrei dire qualche parola sull'orazione, con la quale
si concludono questi Vespri, perché mi sembra che in questa orazione, il brano
della Lettera ai Romani ora letto sia interpretato e trasformato in preghiera.
L'orazione si compone di due parti: un indirizzo - un'intestazione, per cosı̀
dire - e poi la preghiera composta da due domande.
Cominciamo con l'indirizzo che ha, anche da parte sua, due parti: va qui un
po' concretizzato il « tu » al quale parliamo, per poter bussare con maggior forza
al cuore di Dio.
Nel testo italiano, leggiamo semplicemente: «Padre misericordioso ». Il testo
originale latino è un po' più ampio; dice «Dio onnipotente, misericordioso ».
Nella mia recente Enciclica, ho tentato di mostrare la priorità di Dio sia nella
vita personale, sia nella vita della storia, della società, del mondo.
Certamente la relazione con Dio è una cosa profondamente personale e la
persona è un essere in relazione, e se la relazione fondamentale - la relazione
con Dio - non è viva, non è vissuta, anche tutte le altre relazioni non possono
trovare la loro forma giusta. Ma questo vale anche per la società, per l'umanità
come tale. Anche qui, se Dio manca, se si prescinde da Dio, se Dio è assente,
manca la bussola per mostrare l'insieme di tutte le relazioni per trovare la
strada, l'orientamento dove andare.
Dio! Dobbiamo di nuovo portare in questo nostro mondo la realtà di Dio,
farlo conoscere e farlo presente. Ma Dio, come conoscerlo? Nelle visite « ad
limina » parlo sempre con i Vescovi, soprattutto africani, ma anche quelli del-
l'Asia, dell'America Latina, dove ci sono ancora le religioni tradizionali, proprio
di queste religioni. Ci sono molti dettagli, abbastanza diversi naturalmente, ma
ci sono anche elementi comuni. Tutti sanno che c'è Dio, un solo Dio, che Dio è
una parola al singolare, che gli dei non sono Dio, che c'è Dio, il Dio. Ma nello
stesso tempo questo Dio sembra assente, molto lontano, non sembra entrare
nella nostra vita quotidiana, si nasconde, non conosciamo il suo volto. E cosı̀ la
religione in gran parte si occupa delle cose, dei poteri più vicini, gli spiriti, gli
antenati ecc., poiché Dio stesso è troppo lontano e cosı̀ ci si deve arrangiare con
questi poteri vicini. E l'atto della evangelizzazione consiste proprio nel fatto che
il Dio lontano si avvicina, che il Dio non è più lontano, ma è vicino, che questo
« conosciuto-sconosciuto » adesso si fa conoscere realmente, mostra il suo volto,
si rivela: il velo sul volto scompare, e mostra realmente il suo volto. E perciò,
poiché Dio stesso adesso è vicino, lo conosciamo, ci mostra il suo volto, entra nel
nostro mondo. Non c'è più bisogno di arrangiarsi con questi altri poteri, perché
Lui è il potere vero, è l'Onnipotente.