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rio Servi Dei, cuius auctoritas et vis iuridica a Congregatione de Causis Sanc-
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voce al risultato di condizionamenti esterni o ad un fenomeno puramente
emotivo, è importante ribadire che la qualità morale dell'agire umano non
è un valore estrinseco oppure opzionale e non è neppure una prerogativa dei
cristiani o dei credenti, ma accomuna ogni essere umano. Nella coscienza
morale Dio parla a ciascuno e invita a difendere la vita umana in ogni mo-
mento. In questo legame personale con il Creatore sta la dignità profonda
della coscienza morale e la ragione della sua inviolabilità.
Nella coscienza l'uomo tutto intero - intelligenza, emotività, volontà -
realizza la propria vocazione al bene, cosicché la scelta del bene o del male
nelle situazioni concrete dell'esistenza finisce per segnare profondamente la
persona umana in ogni espressione del suo essere. Tutto l'uomo, infatti, ri-
mane ferito quando il suo agire si svolge contrariamente al dettame della
propria coscienza. Tuttavia, anche quando l'uomo rifiuta la verità e il bene
che il Creatore gli propone, Dio non lo abbandona, ma, proprio attraverso la
voce della coscienza, continua a cercarlo e a parlargli, affinché riconosca
l'errore e si apra alla Misericordia divina, capace di sanare qualsiasi ferita.
I medici, in particolare, non possono venire meno al grave compito di
difendere dall'inganno la coscienza di molte donne che pensano di trovare
nell'aborto la soluzione a difficoltà familiari, economiche, sociali, o a problemi
di salute del loro bambino. Specialmente in quest'ultima situazione, la donna
viene spesso convinta, a volte dagli stessi medici, che l'aborto rappresenta
non solo una scelta moralmente lecita, ma persino un doveroso atto « tera-
peutico » per evitare sofferenze al bambino e alla sua famiglia, e un « ingiusto »
peso alla società. Su uno sfondo culturale caratterizzato dall'eclissi del senso
della vita, in cui si è molto attenuata la comune percezione della gravità
morale dell'aborto e di altre forme di attentati contro la vita umana, si
richiede ai medici una speciale fortezza per continuare ad affermare che
l'aborto non risolve nulla, ma uccide il bambino, distrugge la donna e acceca
la coscienza del padre del bambino, rovinando, spesso, la vita famigliare.
Tale compito, tuttavia, non riguarda solo la professione medica e gli
operatori sanitari. È necessario che la società tutta si ponga a difesa del
diritto alla vita del concepito e del vero bene della donna, che mai, in nessuna
circostanza, potrà trovare realizzazione nella scelta dell'aborto. Parimenti
sarà necessario - come indicato dai vostri lavori - non far mancare gli aiuti
necessari alle donne che, avendo purtroppo già fatto ricorso all'aborto, ne
stanno ora sperimentando tutto il dramma morale ed esistenziale. Molteplici
sono le iniziative, a livello diocesano o da parte di singoli enti di volontariato,